Questo tonno all’olio d’oliva è contrassegnato dal marchio Rio Mare, storica etichetta italiana di conserve alimentari ittiche, di cui è titolare la Bolton Food di Cermenate (CO), la quale, titolare anche di brand come Palmera e Simmenthal, rappresenta la divisione “alimentari” del gruppo meneghino Bolton, che opera, attraverso numerosi marchi, anche nel settore chimico (detergenti per la casa e per il bucato, collanti, cosmetici, ecc.).
L’alimento è commercializzato in una lattina di “banda stagnata” (ossia, un lamierino di acciaio dolce, rivestito da ambi i lati con stagno, applicato mediante elettrolisi), contenuta in un variopinto astuccio di cartoncino riciclabile, che racchiude le tre “scatolette”. Questo tipo di packaging brilla per efficienza, non solo per il suo meccanismo di apertura a strappo, che non esige l’impiego dell’apriscatole, ma anche perché permette di mantenere intatte le proprietà nutrizionali e organolettiche del pesce fresco. Consente, infatti, in fase di confezionamento, di sottoporre il prodotto a trattamenti termici che scongiurano l’alterazione del cibo contenuto, senza l’utilizzo di conservanti; inoltre, scherma validamente ossigeno, gas, luce, umidità e altri agenti esterni potenzialmente contaminanti, per cui assicura una deperibilità prossima allo zero, la quale è strumentale ad un’ottima conservazione di tutte le qualità del tonno, senza che, durante il trasporto e lo stoccaggio, siano necessarî il congelamento o la refrigerazione (la circostanza che sia sufficiente un luogo fresco e asciutto comporta un consistente risparmio energetico, che interessa l’intera filiera, dal produttore agli spedizionieri, ai dettaglianti, fino al consumatore). Ciò spiega la considerevole “shelf life” di quest’articolo, che, come emerge dalla marcature impresse sia sul cartone che sulle lattine, è di oltre 5 anni, nel corso dei quali sarà veramente difficile che non venga utilizzato (il packaging impiegato risponde, quindi, anche a una politica di contenimento degli sprechi alimentari). Nello specifico, la confezione recapitatami ad ottobre 2022 è stata prodotta qualche mese prima (come si evince dall’indicato lotto di produzione) e il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), preceduto dalla solita formula “da consumarsi preferibilmente entro”, è fissato al 31/12/2027. A tal proposito, ricordo a me stesso che quest’ultima data rappresenta la soglia temporale fino alla quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà, se conservato correttamente. Superato tale termine, non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue qualità organolettiche inizieranno a subire una progressiva flessione. Questo tonno in scatola si presta molto bene ad assumere sia il ruolo di scorta nella dispensa, sia quello di cibo estremamente trasportabile; infatti, può essere portato al séguito, infilandolo dappertutto (viste le ridotte dimensioni della lattina e la sua sigillatura) e senza il bisogno di particolari accorgimenti o accessori. Non temendo le condizioni avverse, ben si presta a far parte della “razione K” per escursioni di ogni tipo.
Un ulteriore pregio di questo confezionamento è rappresentato dal suo basso impatto ambientale. La “scatoletta” di banda stagnata è, infatti, piuttosto facile da smaltire (dopo averla pulita, va gettata nel bidone del metallo) ed è caratterizzata da un alto tasso di riciclabilità, in quanto il decadimento delle materie prime che la compongono è nettamente inferiore a quello delle sostanze costitutive degli altri imballaggi. Per esplicitare questo concetto, si dice che la quantità di materiale ricavabile da una lattina gettata nei rifiuti è sufficiente per costruirne una nuova e che tale riutilizzo è reiterabile all’infinito.
La Bolton Food, in effetti, come emerge dalle pagine del suo sito web, è particolarmente attenta all’aspetto della sostenibilità, che cura, non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sotto quello economico e sociale. Un’attività di monitoraggio che risulta effettiva soprattutto con riferimento al tonno, in relazione al quale l’azienda, non si limita all’importazione e alla distribuzione (come, invece, accada per salmone, sardine e sgombro), ma svolge anche attività di raccolta, trattamento e trasformazione del pesce. Non a caso il tonno Rio Mare si fregia della prestigiosa certificazione Marine Stewardship Council (c.d. “MSC”), riguardo alla quale, per ragioni di economia della presente trattazione, mi limito a dire che è tra le più importanti validazioni afferenti alla pesca sostenibile.
Non bisogna, inoltre, dimenticare che l’azienda comasca adotta una politica di approvvigionamento sostenibile, fedele ai principî del “Codice di Condotta per la Pesca Responsabile”, emanato dal Dipartimento Pesca della FAO; si assicura, quindi, che la sua catena di fornitura sia rispettosa dell’ambiente marino, affinché vengano preservati il patrimonio naturale e la biodiversità delle acque e dei fondali. Assoda, in particolare, che tutti i processi di pesca, di lavorazione e di conservazione dei suoi prodotti soddisfino, nel breve, medio e lungo periodo, gli obiettivi di efficienza economica, equità sociale e tutela ambientale. A tal fine, seleziona attentamente i propri fornitori, di modo che l’approvvigionamento di pesce sia altamente sostenibile sotto ogni punto di vista (come dicevamo, ambientale, economico e sociale). Verifica, anche con controlli a bordo dei pescherecci (effettuati in via diretta e/o tramite osservatori internazionali indipendenti), che non vengano utilizzati strumenti e metodi di pesca invasivi, pregiudizievoli per l’ecosistema marino, in quanto mettono a repentaglio la varietà e l’equilibrio della flora e della fauna. Per favorire il naturale rinnovamento delle risorse ittiche, si affida esclusivamente ad aziende che pescano solo in alcuni periodi dell’anno e in determinate aree, sincerandosi che utilizzino attrezzature e sistemi a basso impatto ambientale, poiché sicuri e selettivi; è il caso, ad esempio, della pesca a canna o con reti a circuizione, senza, però, l’uso dei c.d. “FAD”, ovvero i “fish aggregating devices”, i quali, emettendo dei particolari impulsi, attirano all’interno delle reti un gran numero di pesci, coinvolgendo, col rischio di estinzione, anche quelli immaturi e le specie non destinate al commercio (come delfini, tartarughe, squali, ecc.).
La Bolton Food seleziona attentamente i suoi fornitori, esigendo che i loro impianti siano titolari delle medesime asseverazioni possedute dai suoi stabilimenti; tra queste ricordiamo alcune di quelle di cui si fregia l’opificio di Cermenate, in cui viene prodotto il tonno in parola, che non ha eguali in Europa: la “BRC”, la “FSSC 22000”; la “HACCP”; la “IFS”; le “ISO 14001”, “ISO 22000” e “ISO 50001”; la “OSHAS 18001”. L’economia della presente trattazione m’impedisce di soffermarmi su tali validazioni; rimarco solamente che esse, presupponendo una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità testé celebrato, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura. Un attento sistema di controllo, che è ripercorribile anche dal consumatore. In particolare, per quel che riguarda il tonno Rio Mare, basta seguire la procedura guidata presente sul sito web, la quale, attraverso l’inserimento dei diversi codici alfanumerici riportati sulla confezione, permette di ripercorrere le varie fasi del ciclo produttivo, consentendo di arrivare sino al luogo e al periodo in cui quel pesce è stato pescato. Nel caso delle scatole da me acquistate è emerso che contengono esclusivamente tonno pinne gialle certificato “MSC” (vedi sopra), il quale è stato pescato nel Pacifico Occidentale con reti a circuizione senza “FAD” (vedi sopra) ad opera del peschereccio sudcoreano “Miraero”; la lavorazione, come già detto, è avvenuta nello stabilimento proprietario di Cermenate.
L’etichettatura, in lingua italiana, risulta chiara ed esauriente; il consumatore trova tutte le informazioni, non solo nutrizionali, di cui ha bisogno, riguardo alle quali, per gli anzidetti motivi di brevità, rinvio prevalentemente alle foto che ho accluso. Mi limito solo ad evidenziare alcuni dati salienti, che ritengo possano aiutare il potenziale acquirente a comprendere se l’alimento risponda o meno ai suoi gusti e alle sue esigenze alimentari.
La tabella nutrizionale, innanzitutto, rivela che l’apporto calorico per 100 g di prodotto è di 403 kcal (grassi: 37,0 g, dei quali solamente 6,0 g sono di acidi grassi saturi👌; carboidrati: assenti; proteine: ben 17,0 g di alto valore biologico👍; sale: 1,1 g). La lista degli ingredienti, rappresentati esclusivamente da tonno, olio d’oliva e sale, strizza l’occhio ai salutisti, i quali apprezzano soprattutto l’alto contenuto di omega 3.
Di fianco all’indicazione del quantitativo contenuto (il peso netto è 160 g, mentre quello sgocciolato 104 g) è presente la “℮” rappresentativa del c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. Non ci sono indicazioni in merito alla compatibilità con particolari regimi alimentari (vegetariano, kosher, halal, ecc.).
2️⃣ LE IMPRESSIONI😋.
Nel momento in cui si tira la comoda linguetta e si apre la confezione, si sprigiona il classico odore di tonno. All’interno della lattina ho trovato un unico pezzo di pesce compatto, completamente ricoperto da olio d’oliva, piuttosto gradevole. La carne, piuttosto sapida, è completamente priva di lische; non troppo salata, ha una buona consistenza e non è filacciosa. Il gusto è moderatamente forte, ma piacevole; tra l’altro, si rivela anche abbastanza persistente. La digeribilità è buona, a testimonianza che si tratta di un cibo alquanto leggero, nonostante la presenza dell’olio.
Gli utilizzi di questo pesce sono innumerevoli. Si tratta, in effetti, di un alimento estremamente versatile, che si presta ad abbinamenti di ogni tipo, per cui permette di dare ampio sfogo alla propria inventiva gastronomica. Lo spettro di antipasti, primi, secondi e insalate che ci si possono preparare è infinito, per cui qualsiasi tentativo di elencazione sarebbe riduttivo.
3️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻
Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto, da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 3,20 euro, al quale viene attualmente venduta la confezione con 3 scatole da 160 g. Un importo, equivalente ad un costo al chilogrammo di 12,50 euro, che, sulla scòrta di un’analisi comparativa piuttosto accurata, reputo anche alquanto competitivo.